Motta Visconti, tradimenti, menzogne: ecco perché li ho uccisi

La confessione choc di Carlo Lissi, il padre assassino che il 14 giugno del 2014 ha ucciso la moglie e i due figli di 20 mesi e di 5 anni

«Ho conosciuto Maria a marzo. Condivideva la mia passione per la moto, abbiamo iniziato a parlare, andavamo a pranzo insieme, la nostra intesa aumentava. Non abbiamo mai avuto rapporti sessuali, lei aveva una relazione e mi ha detto che non avrebbe mai tradito il partner. Ma io ho creduto che lei fosse il vero amore. Ho iniziato a pensare alla separazione, avevo visto che ci poteva essere il divorzio veloce, ho chiesto a due miei colleghi: uno mi aveva detto di avere dovuto affrontare qualche sacrificio economico e di avere perduto l’affetto dei figli per colpa della ex moglie».
Eccolo il tormento di Carlo Lissi, il papà di Motta Visconti che lo scorso 14 giugno ha sterminato la famiglia e poi, prima di simulare l’azione di una banda di rapinatori, è andato a vedere la partita dei Mondiali Italia-Inghilterra con gli amici.

L’udienza

Davanti al giudice del Tribunale di Pavia, Luisella Perulli, l’udienza preliminare del processo che lo vede accusato del triplice omicidio della moglie Maria Cristina Omes, della figlia Giulia di 5 anni e mezzo e del piccolo Gabriele, 20 mesi. Durante l’udienza potrebbe esserci il primo faccia a faccia con la mamma di Maria Cristina, Giuseppina Redaelli, che sarà parte civile nel processo assistita dall’avvocato Domenico Musicco: «Ci aspettiamo il massimo della pena, un delitto efferatissimo». Il legale di Lissi, l’avvocato Corrado Limentani, chiede il rito abbreviato. Una mossa per evitare l’ergastolo (previsto lo sconto di un terzo della pena). Intanto la difesa ha depositato una perizia psichiatrica, redatta dal dottor Marco Garbarini, nella quale si parla di «un vizio parziale di mente». Il papà assassinio, arrestato dai carabinieri meno di 48 ore dopo il delitto, davanti al procuratore capo di Pavia Gustavo Cioppa e al sostituto Giovanni Benelli aveva confessato di aver sterminato la famiglia perché si sentiva oppresso dal matrimonio, specie dopo aver conosciuto Maria, collega di lavoro nell’azienda informatica.

«Mi consideravo un buon papà e un pessimo marito»

Lo scorso 28 febbraio ha chiesto di essere di nuovo ascoltato dai magistrati: «Avevo tanti pensieri, ma il mio fine era lei, avrei sopportato di stare da solo per qualche tempo con la prospettiva di attenderla. Pensavo a lei ogni momento libero. Non so se voi vi siate mai innamorati alla follia? Sentivo lo stomaco in subbuglio, attendevo sempre di vederla, pensavo a lei in continuazione. Volevo la separazione ma ero bloccato, preoccupato del giudizio dei miei genitori, dei parenti di lei, angosciato dal timore di una conflittualità in cui il rapporto con i figli ne avrebbe risentito».
Lissi sostiene di non aver premeditato il delitto: «Mi consideravo un buon papà e un pessimo marito – ha messo a verbale -. Prima di conoscere Maria ho avuto altre due esperienze extraconiugali con colleghe». La sera del delitto racconta d’aver parlato con la moglie: «Le ho detto che non ero felice, che mi ero innamorato di un’altra ragazza. Lei era incredula. Poi mi ha detto che mi odiava, che stavo rovinando una buona famiglia».

La sera del 14 giugno 2014

Sono quasi le 23, per uccidere moglie e figli, il 32enne impiega non più di quindici minuti: «Eravamo nella taverna. Ha cercato di tirarmi due sberle, l’ho bloccata. Poi è scappata di sopra e l’ho inseguita con il coltello che ho preso dal ceppo in cucina. Il primo colpo l’ho indirizzato al collo mentre ero alle sue spalle. Lei piangeva disperata e gridava “no”. Poi ha tentato di scappare dalla porta d’ingresso ma l’ho riportata dentro». Il racconto dell’orrore prosegue con l’omicidio dei figli: «Cristina ha iniziato ad urlare chiedendo “perché? perché?”, ma io non riuscivo a fermarmi. Ho pensato di concludere il disastro sia con i figli che con me. Sono salito in cameretta e ho fatto quello che ho fatto. Mi pare di avere colpito prima Giulia, poi Gabri. Ho cercato di farlo su di me ma non ho avuto il coraggio».

Le «motivazioni»

Il padre assassino racconta che nella prima confessione avrebbe dato «una diversa versione dei fatti»: «Pensavo di aggravare la mia situazione e non vedere più nessuno, nemmeno i miei genitori». Ma perché ha ucciso anche i figli? «In quel momento non volevo che soffrissero senza il padre e la madre perché li amavo troppo. Però non riesco a spiegarmi neanche io…». Davanti allo psichiatra racconta del suo rapporto con Cristina: «L’ho conosciuta nel 2003, lei era in un gruppo teatrale dove avevo l’incarico di sistemare le luci. Non ho avuto difficoltà per la differenza d’età. Anzi allora ti sentivi figo con una più grande»: «In casa portava lei i pantaloni. Non mi faceva mancare niente ma da parte sua c’era poco coinvolgimento sessuale. Vedevo che tutti i miei amici uscivano e si divertivano, io invece facevo sempre meno cose. Non ero convinto di sposarmi».

Cesare Giuzzi

21 aprile 2015 | 09:19

Fonte: https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/15_aprile_21/motta-visconti-tradimenti-menzogne-ecco-perche-li-ho-uccisi-349b132c-e7f5-11e4-97a5-c3fccabca8f9.shtml?refresh_ce-cp